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Cronache
Impagnatiello, black-out strategico: ecco perchè non è vizio di mente
Alessandro Impagnatiello, il killer di Giulia Tramontano

Impagnatiello, black-out strategico: ecco perchè non è vizio di mente

Il prossimo 27 maggio, ad un anno di distanza dall'omicidio di Giulia Tramontano (incinta di 7 mesi) per mano di Alessandro Impagnatiello, la Corte di Assise di Milano dovrà decidere se l'imputato, a cui è contestato l'omicio aggravato anche dalla premeditazione, all'epoca dei fatti era capace di intendere e di volere come vorrebbe dimostrare la consulenza depositata dalla difesa, che in sintesi parla di black out momentaneo.

Ora, il tema dell'imputabilità legato alla pena è uno strumento molto usato per i casi di cronaca di particolare gravità. Quasi sempre invocato per i delitti di particolare efferatezza, dai periti non è giudicato sufficiente soffrire di una grave patologia mentale per essere dichiarati sempre e comunque incapaci di intendere e volere. Il quesito, che è tornato a far discutere proprio con il caso Impagnatiello, lo abbiamo rivolto al professor Massimo Blanco, criminologo, direttore dell'Istituto di Scienze Forensi, iscritto al ruolo dei periti del tribunale con specializzazione in capacità di intendere e volere.

LEGGI ANCHE: Impagnatiello, la consulenza della difesa: "Black-out durante il delitto"

L'art. 85 del codice penale parla di incapacità di intendere e volere. E dice che per invocare questa causa di esclusione dell'imputabilità bisogna che uno dei due fattori (la capacità di intendere e la capacità di volere) venga meno.

Esatto. Perché un soggetto potrebbe essere capace di intendere e non di volere e viceversa. Ad esempio il soggetto schizofrenico che pensa di essere perseguitato, pur conservando la capacità di intendere cosa è giusto o sbagliato, volontariamente aggredisce una persona da cui si sente minacciato.

La sua capacità di intendere si realizza nel momento in cui è convinto nel suo delirio di tutelare se stesso, quindi di agire sotto legittima difesa. Ma dall'altra la capacità di volere è presente. La capacità di intendere è sostanzialmente discernere fra il bene ed il male, fra giusto ed ingiusto, lecito ed illecito, mentre la capacità di volere è sapersi controllare di fronte ad uno stimolo esterno.

Nel caso di Impagnatiello anche se la perizia dovesse accertare l'incapacità di intendere e volere, rischierebbe comunque l'ergastolo: perché?

Quando si va a fare attività peritale si deve stabilire come sta il soggetto oggi. Poi è necessario effettuare un'analisi della sua anamnesi da prima della nascita fino a quel momento: esperienze, traumi fisici, psichici, rapporti interpersonali con i genitori. La fase successiva è quella della ricostruzione della criminodinamica, cioè la genesi del delitto; bisogna capire se i sintomi che vengono riscontrati al momento della perizia fossero presenti all'epoca in cui si è consumato il reato. Per capirci, non è detto che quello che vediamo oggi è la fotografia di quello che si riverserà sul piano giuridico. La perizia psico-patologica lascia sempre spazio alla discussione. Quello che è importante è arrivare ad una esposizione ragionevole che abbia un senso e pochi fattori di confutabilità. Però le garantisco che la certezza non c'è. Anche perché per diagnosticare delle patologie servono mesi, addirittura anni: incontri, sedute, somministrazioni di test. Il perito ha invece qualche mese di lavoro e quindi diventa davvero difficile formulare una diagnosi corretta. Nel caso in questione, Impagnatiello ha una personalità molto complessa e maligna.

Proprio sul disturbo di personalità non è detto che se si accertasse nella perizia psichiatrica, l'imputato possa invocare l'incapacità di intendere e volere.

I disturbi di personalità non rilevano ai fini forensi. Nel senso che chi ha un disturbo di personalità di norma è capace sia di intendere che di volere. Quando il disturbo di personalità può inficiare la capacità di intendere e di volere? Un caso è quello in cui il disturbo di personalità abbia delle manifestazioni psicotiche, quindi parliamo di deliri ed allucinazioni. I primi sono false convinzioni che resistono anche a prove evidenti. Le allucinazioni sono invece distorsioni della percezione prevalentemente di tipo sensoriale. Il compito del perito è quello di dimostrare che quei deliri ed allucinazioni sono stati presenti al momento del delitto. L'altro disturbo della personalità grave è quando ci sono forti tratti di funzionamento borderline che talvolta sono presenti in chi è affetto da disturbo narcisistico o antisociale di personalità. Un quadro psicopatologico importante del disturbo della personalità, con aggravamento borderline caratterizzato da grandissima instabilità emotiva, discontrollo degli impulsi, passaggio all'atto, da azioni autodirette o eterodirette. E nel caso di chi soffre di disturbo borderline, che non mi pare il caso di Impagnatiello, questi soggetti sono ossessionati dall'abbandono. Dall'idea che mi sono fatto sul caso, se ad Impagnatiello la compagna avesse detto di non volere tenere il bambino, la storia sarebbe finita e lui si sarebbe cercato un'altra fidanzata. Il figlio in arrivo per lui ha rappresentato un'altra ipoteca sulla sua vita, molto immatura e concentrata su se stesso.

Aver parlato di black out momentaneo nella perizia non è sufficiente per invocare l'incapacità di intendere e volere?

I casi di black out sono rarissimi. 37 coltellate non possono rappresentare uno scatto d'ira incontrollato, né l'aver voluto intenzionalmente avvelenare Giulia. Certamente la premeditazione non rappresenta un black out. Lui voleva togliere di mezzo il bambino che rappresentava un ostacolo per la sua vita e per l'espressione del suo narcisismo. Dimostrare un disturbo di personalità patologico e dire che la sua gravità è tale da creare impedimento di intendere e di volere, è rarissimo. Tutti i casi che tratto, per esempio, sono soggetti tossicodipendenti che commettono reati legati ad un disturbo di personalità ed acuiti dalla sostanza stupefacente. Dal punto di vista clinico se la sostanza inficia la capacità di intendere e volere, questi soggetti potrebbero anche essere considerati seminfermi di mente. Ma se si sono drogati, erano anche consapevoli di farlo e soprattutto che la droga avrebbe potuto loro far commettere un reato. Tra l'altro in questo caso la pena è anche aggravata.

Fino ai primi anni del 2000 la malattia mentale era considerata in senso stretto, quindi disturbi dello spettro della schizofrenia caratterizzati da psicosi: deliri ed allucinazioni. Se c'erano questi requisiti al momento dei fatti, allora si applicava l'incapacità di intendere e volere. Oggi si parla anche del disturbo di personalità e di alterazioni della coscienza anche determinate da sostanze (piombo, colle) che possano dare effetti paragonabili ad una malattia mentale come la schizofrenia. Tutti questi esempi potrebbero essere riconducibili all'incapacità di intendere e di volere. Infatti con la sentenza del 2005 stabilita dalla Cassazione a Sezioni Unite, "i disturbi della personalità possono costituire causa idonea ad escludere o grandemente scemare, in via autonoma e specifica, la capacità di intendere e di volere del soggetto agente ai fini degli articoli 88 e 89 codice penale".

Quindi Impagnatiello...

Impagnatiello ha pianificato, quindi premeditato. Come narcisista poteva essere ossessionato dall'arrivo del figlio che avrebbe cambiato in peggio la sua vita. Per cui la sua strategia è stata volta all'eliminazione del problema: uccidere il bambino in maniera subdola, come rientra nel profilo narcisista. Ci fosse stato un black out dopo 37 coltellate, non ci sarebbe stato occultamento del cadavere. Uno schizofrenico non lo avrebbe fatto. Pur non volendo entrare nel merito della perizia tecnica, nello schema mi sembra ci sia una forzatura su un disturbo di personalità per farlo apparire come invalidante quando non lo è. Lui sapeva quello che stava facendo, ma non poteva fermarsi perché il suo disegno criminoso era quello di far fuori il bambino. L'infermità mentale va al di là della psicopatologia.

Come finirà?

Quando Impagnatiello sarà condannato, come i fratelli del delitto Montero, il suo narcisismo si esprimerà in carcere. Rilascerà interviste, scriverà libri, si fidanzerà, magari si sposerà.

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